domenica 27 marzo 2011

Doves-Panthers

19-41 ed è stato il risultato finale, forse lo sviluppo meno imprevisto della serata. Che Parma fosse decisamente più forte, più numerosa negli uomini e più rodata dei Doves Bologna era, e resta, una delle poche sicurezze di un torneo, quello IFL, che nelle prime settimane di stagione porge necessariamente più dubbi che sicurezze: per la precaria identità di squadra di chi spesso non riesce ad allenarsi con profitto a causa delle condizioni del tempo, dei veti delle amministrazioni, dei ritardi negli arrivi degli americani e per tutto il cupo arcobaleno di difficoltà che chi fa football in Italia deve subire, o a volte autoinfliggersi. Nel caso dei Doves, tutto quello che normalmente ruota attorno al mondo del football italiano in termini di voci, verità, voci fatte passare per verità e verità contrabbandate come voci si era concentrato a formare un enorme punto interrogativo. E allora i fatti, spazzando via tutto il resto con una spallata, legale perché portata frontalmente: sì, i Doves hanno un organico ridotto, sabato erano in una trentina in tutto; sì, di questa trentina molti sono giovanissimi, ben al di sotto dei 20 anni, e dunque inesperti; sì, gli allenamenti comuni sono stati pochi; sì, un gruppo di giocatori ha lasciato la squadra, andando verso nord; sì, uno degli americani, il running back Chris Markey che aveva credenziali notevoli per un bel passato a UCLA, è già ripartito, sostituito da pochi giorni da un ricevitore; e infine sì, un altro del trio, Nick Hasselberg, non è stato particolarmente prodigo di pensieri positivi nel suo blog, che riflette peraltro lo stato di incertezza che ogni statunitense fresco di college affronta al suo arrivo in un'altra nazione di lingua diversa. Ma tutto ciò, che mescolato ad alta velocità può diventare un cocktail dalla combustione rapida, ieri sera, nel dopopartita, si era invece trasformato nella placida contemplazione di un traguardo tagliato, quello di essere in campo tutti assieme e farsi onore, relativamente alle circostanze, contro la squadra campione d'Italia, che pure dal terzo quarto in poi ha cominciato a mettere dentro le riserve, specialmente in difesa. Potrà piacere poco a chi si auspica che in tutte le partite siano in campo squadre di valori simili, ma non è casuale che ai giocatori bolognesi fosse stata data la maglietta con la scritta "Io c'ero": perché dopo un anno di sosta, un numero consistente ancorché sommerso di problemi, una fusione (con gli American Felix di Molinella) con cambio dirigenziale e molti intoppi il traguardo primario da tagliare, per paradosso, era quello di giocare, intanto. Mentre prosegue il reclutamento di giocatori, non facile visto il periodo, e si cerca di stabilizzare la neo-costituita polisportiva Metropolitan Doves. Qualcosa sicuramente si può fare: il pericolo nell'avere ragazzi di età davvero acerba è ovviamente che il processo di crescita sia eccessivamente duro e li porti più allo scoramento che alla determinazione, perché nel football non ti prendi un tunnel tra le gambe ma una cascata sul fianco, ma vedere dopo la partita il viso imberbe - termine usato in senso letterale - di uno degli uomini di linea d'attacco, sorridente nonostante le difficoltà incontrate, ha spostato l'indicatore sul sereno, in mancanza di altro. La partita era iniziata con un sack di Hasselberg su Tommaso Monardi, con un blitz - uno dei diecimila che Hasselberg ha provato - dal lato destro della linea offensiva di Parma, poi erano arrivare le segnature dei Panthers, tre nel primo quarto con due corse (Taylor per 20 yards e Malpeli Avalli per 6 intervallate dal td pass di 35 yards di Monardi per Tanyon Bissell, scivolato oltre l'ultimo uomo del backfield difensivo bolognese nonostante l'evidente situazione di lancio), mentre dall'altra parte erano evidenti la mancanza di sincronizzazione e di un numero sufficiente di allenamenti dell'attacco dei Doves: prima di un assestamento arrivato principalmente nell'ultima parte di gara, sono stati numerosi gli snap inefficaci sulla shotgun, con palloni troppo lenti e corti che vanificavano qualsiasi vantaggio che la shotgun stessa poteva dare, e troppo forte la pressione della linea difensiva parmense per consentire al Qb John White di mostrare le proprie doti. Non è lanciando costantemente con un piede sollevato, e dovendo dunque utilizzare la sola forza del braccio senza poter eseguire il corretto movimento con lo slancio dell'intero corpo, che si può dare sfoggio di sé. Lanci immediati per evitare la pressione e nella direzione generica di John Studley, il ricevitore ex Bentley University (come White) appena arrivato in sostituzione di Markey e corse spesso in draw per sorprendere l'arrembante difesa parmense volgendo a suo sfavore proprio la potente pass rush (per chi non conoscesse il football, si indica con pass rush la pressione al quarterback), questa la ricetta dei Doves in attacco, coronata peraltro da un bel touchdown di Hasselberg (8 yards) che aveva tagliato lo svantaggio dallo 0-20 al 6-20, prima di un'altra doppietta di Monardi, prima 29 yards su Bissell poi 20 su Finadri, entrambe trasformate su calcio da Francesco Diaferia, kicker al posto dell'ancora infortunato Andrea Vergazzoli. Nel secondo tempo Parma ha lasciato in campo i titolari della difesa per parte del terzo quarto, sostituendone poi almeno otto e gestendo la situazione con le rotazioni anche in attacco e l'utilizzo di giocatori inediti per schemi antichi e veterani per schemi nuovi, che sono poi solo una parte di quelli del playbook 2011 («non è tanto diverso dal passato, ma di sicuro ne utilizzeremo più pagine rispetto a prima!» aveva detto la scorsa settimana il coach, Andrew Papoccia), mentre era evidente lo sforzo dei Doves di operare sul campo quel che non era stato possibile fare in allenamento, cioé progredire con la furia delle ripetizioni di schemi. Un numero maggiore di sprint out di White, ovvero ricevere il pallone dal centro e scattare immediatamente da un lato - preferibilmente quello destro, per ovvi motivi legati alla dinamica di lancio - per cercare il ricevitore che attraversando il campo ti segue specularmente qualche yard più avanti; oppure slant, cioé i lanci rapidi verso il centro del campo al ricevitore che sullo snap parte veloce in diagonale, frapponendosi tra la palla e il difensore e dunque eliminando (in teoria) una percentuale di rischio, fermo restando che poi bisogna che il pallone arrivi e sia preso. Così facendo i Doves hanno segnato i loro due touchdown dell'ultimo quarto, chiusosi 12-0 per loro, a buoi già ruminanti nella lontana prateria, ma con la soddisfazione parziale di poter chiudere la porta della stalla e accorgersi che non era stata del tutto divelta. Uno poi scende in campo (una benedizione che si possa fare: il giorno in cui anche qui i rapporti tra protagonisti e media dovessero essere regolati da incravattati dal linguaggio del marketing ci daremmo all'esilio volontario dal football, dopo quello non voluto del decennio scorso), teme di trovare spiriti spezzati dal confronto impari e scopre invece, oltre alle espressioni di... noia anche di alcuni vincitori, quasi dispiaciuti di uno spettacolo non esaltante e ulteriormente peggiorato dalla pletora di flag che ha frantumato l'azione e anche la pazienza di molti, i sorrisi di un terzo tempo (o quinto quarto?) mai sufficientemente sottolineato, rischiando allora di cambiare l'idea che si era insinuata nella tribuna dove, come noto, siamo (prima persona plurale) tutti eredi incompresi dei più grandi general manager e di Bill Walsh e sappiamo sempre come gestire un roster e una società meglio di chi lo fa realmente e si espone alla figuraccia piuttosto che non provarci neppure. Ecco tutto, in pensieri liberamente accostati. Non scriveremo null'altro della II giornata di Italian Football League perché null'altro riusciremo a seguire direttamente, oggi: non è escluso un filo diretto con Scandiano per l'interessante Hogs-Rhinos, ma i nostri 24 lettori non si aspettino nulla, per i motivi spiegati nel post precedente, e comunque per l'attualità ci sono i siti istituzionali, ifleague.it e fidaf.org, che hanno iniziato la stagione con un eccellente lavoro informativo e di dettagli. Alla prossima.