martedì 31 maggio 2011
Vinny Argondizzo coach della Nazionale
Eh sì, era Vinny Argondizzo il nome che era filtrato sabato scorso, e di cui non avevo rivelato l'identità, per rispetto della persona che me lo aveva rivelato. Vinny Argondizzo, ufficializzato oggi come nuovo coach del Blu Team, della Nazionale italiana. Una persona squisita che macina football da tanti anni, al punto da essere stato allenatore del sottoscritto per breve tempo, prima che il buon senso mi consigliasse - malamente - di pensare ad altro. In bocca al lupo a Vinny, che come dimostrano i risultati dei Warriors di quest'anno sa allenare e delegare con successo.
lunedì 30 maggio 2011
Mentalità diversa
Oggi negli Stati Uniti è il Memorial Day. Ovvero il giorno in cui si ricordano i caduti di tutte le guerre. Festa che nulla ha a che fare con l'Italia, ovviamente, anche se viene celebrata dagli americani ospiti dei nostri campionati dei vari sport, compreso il football. Disciplina che negli USA è da sempre - anche a livello di NFL - vicina alle forze armate. Io non festeggio mai nulla, nemmeno le feste comandate, che giudico una perdita di tempo e un'espressione di retorica, figuriamoci allora se festeggio una ricorrenza americana: ma apprezzo certe giornate più di altre, per ovvi motivi. Inserisco qui un video molto significativo: ero all'aeroporto di Atlanta e questa fu la reazione dei presenti all'arrivo dal Medio Oriente di un gruppo di militari. Ripeto quanto già scritto altrove: è da escludere che i passeggeri in partenza o in attesa fossero tutti guerrafondai, più semplicemente si tratta di persone che apprezzano il sacrificio altrui. Visto da qui, dalla patria dell'insulto politico e dei banchetti rovesciati a chi non la pensa come te, uno scenario che fa impressione.
Suh al nord
Ndamukong Suh, il grande DT dei Detroit Lions, è in vacanza a Venezia e proseguirà poi verso Firenze e Roma. Per strada non dovrebbe essere difficile riconoscerlo.
venerdì 27 maggio 2011
Ricordi
Già messi online nell'altro mio blog, ecco alcuni flash del passato. Le scansioni della copertina e di due pagine del playbook difensivo dei Towers Bologna del 1986, la mia squadra. La scrittura nella pagina che porta in alto le parole Tiger Forte "G" è la mia, ma è un caso: che io mi ricordi, schemi e coperture non erano farina del mio sacco, mi ero semplicemente prestato a dare una mano a metterli giù con ordine. E comunque in partita ricordavo solamente quelli base e mi dimenticavo subito quelli complicati, compresi quelli che io stesso avevo trascritto. Molto bene...
La partenza di Brock Olivo
E allora sì, Brock Olivo parte. Grande giocatore a Missouri - devo avere già riferito il ricordo che di lui aveva Jon Hoke, il coach dei defensive back dei Chicago Bears venuto a Milano in marzo e suo allenatore al college - e ottimo capitano degli special team dei Detroit Lions per cinque anni, poi giocatore in Italia, allenatore dei Marines e della Nazionale (nella foto sotto, di Giulio Busi), parte integrante di una visione diversa del football, che lui ha sempre voluto, in Italia, praticato da dilettanti che si comportano però come professionisti. Adesso va ad allenare i running back degli Omaha Nighthawks della United Football League, in un posticino - il Nebraska - non tanto differente dal suo Missouri con il quale parzialmente confina, anche se tra Omaha e Hermann, città in cui è cresciuto, ci sono oltre sei ore d'auto e quasi 600 chilometri di distanza via Kansas City. Nello staff dei Nighthawks non compare ancora ufficialmente, ma probabilmente la pagina web cambierà tra poche ore. Il suo head coach sarà Joe Moglie, che a giudicare dalla biografia è un personaggio particolare: per 16 anni allenatore e assistente di college e high school di alto livello, era poi passato al mondo degli affari nel campo degli investimenti e per oltre vent'anni è passato da un successo professionale all'altro, chiudendo con sette anni come amministratore delegato di TD Ameritrade, una holding finanziaria che sotto di lui ha aumentato il proprio valore e quello delle azioni dei propri clienti, a giudicare da quel che si legge. Nel 2008 Moglia, avendo evidentemente messo da parte somme di denaro sufficienti a garantirsi una vita stabile, aveva deciso di lasciare il posto e tornare a occuparsi di football, come executive advisor di Bo Pelini, il coach di Nebraska, e qui bisognerebbe capire esattamente cosa faccia chi ricopre tale ruolo, perché "consulente esecutivo", che sia traduzione libera o meno, non vuol dire nulla di identificabile. Tornando all'argomento base di questo articolo, ho conosciuto Brock tardi, per via della mia lontananza forzata e sgradevole dal football italiano, e sarei patetico se ne parlassi in maniera diffusa, dato che molto meglio di me può farlo chi con lui ha giocato o da lui è stato allenato, nei Marines o nel Blue Team. Posso solo dire brevemente del Brock televisivo, con cui ho lavorato lo scorso anno a Dahlia Tv e che avevo finalmente conosciuto l'anno prima al Super Bowl di Miami. Con lui ho fatto una sola telecronaca (New England-Minnesota), ma mi sono divertito infinitamente: perché avido come sono di tecnica e tattica mi potevo sfogare a porgli domande e sollecitare osservazioni, come del resto ho cercato di fare altre volte, quando semplicemente ci incrociavamo prima di lavorare in orari differenti e una sera si presentò con la polo di Missouri per onorare il suo ex college, vittorioso contro Oklahoma il giorno prima. Alla fine di quel Pats-Vikings aveva fatto una considerazione, a proposito della telecronaca, i cui particolari preferisco tenere per me (ho già detto fin troppo) ma che mi aveva illuminato la serata, ed era bello ascoltare le sue riflessioni sui vari giocatori NFL che capitava di menzionare in quegli attimi prima di tornare a casa o andare in onda, dialoghi tra chi era interessato a quegli argomenti per passione, prima ancora che per lavoro.
Devo in chiusura fare una piccola confessione e considerazione. La notizia della partenza di Brock (senza però che mi fosse stato specificato il suo prossimo incarico) mi era stata data sabato scorso dopo Warriors-Elephants, da una persona che mi aveva chiesto riservatezza ancora per qualche giorno, diciamo fino a fine mese. Se qualcuno mi chiede un impegno del genere, io lo prendo, come essere umano: sarà anche vero, come diceva anni fa un mio collega, che «tutti sanno il mestiere che faccio, e se mi dicono una cosa non possono poi lamentarsi se la pubblico», ma qui c'era stata una richiesta esplicita di embargo, fatta da persona a persona amica e non da addetto ai lavori a giornalista, e inoltre non si trattava di una notizia sconvolgente sul piano globale, dato che purtroppo quel che succede nel mondo del football non fa traballare il resto dello sport italiano. Poi giovedì è successo tutto ed è giunto il comunicato della federazione e alla fine arrivo a scrivere di Brock non prima dell'ufficialità ma addirittura alcune ore dopo, ma pazienza: non me ne è mai fregato nulla degli scoop e il rispetto della richiesta che mi era stata fatta vale più di qualsiasi affanno a dimostrare chissà che. Del resto, per una volta che vengo a sapere qualcosa in anticipo ce ne saranno dieci in cui questo non accade e la vita, mia e degli altri, resterà immutata. Ed è per questo motivo che il nome del futuro coach della Nazionale, o perlomeno del massimo candidato a ricoprire quell'incarico, me lo tengo per me. Il rispetto è rispetto. Poi magari quando si potrà dire ne parleremo, sempre che si capisca quando.
Devo in chiusura fare una piccola confessione e considerazione. La notizia della partenza di Brock (senza però che mi fosse stato specificato il suo prossimo incarico) mi era stata data sabato scorso dopo Warriors-Elephants, da una persona che mi aveva chiesto riservatezza ancora per qualche giorno, diciamo fino a fine mese. Se qualcuno mi chiede un impegno del genere, io lo prendo, come essere umano: sarà anche vero, come diceva anni fa un mio collega, che «tutti sanno il mestiere che faccio, e se mi dicono una cosa non possono poi lamentarsi se la pubblico», ma qui c'era stata una richiesta esplicita di embargo, fatta da persona a persona amica e non da addetto ai lavori a giornalista, e inoltre non si trattava di una notizia sconvolgente sul piano globale, dato che purtroppo quel che succede nel mondo del football non fa traballare il resto dello sport italiano. Poi giovedì è successo tutto ed è giunto il comunicato della federazione e alla fine arrivo a scrivere di Brock non prima dell'ufficialità ma addirittura alcune ore dopo, ma pazienza: non me ne è mai fregato nulla degli scoop e il rispetto della richiesta che mi era stata fatta vale più di qualsiasi affanno a dimostrare chissà che. Del resto, per una volta che vengo a sapere qualcosa in anticipo ce ne saranno dieci in cui questo non accade e la vita, mia e degli altri, resterà immutata. Ed è per questo motivo che il nome del futuro coach della Nazionale, o perlomeno del massimo candidato a ricoprire quell'incarico, me lo tengo per me. Il rispetto è rispetto. Poi magari quando si potrà dire ne parleremo, sempre che si capisca quando.
mercoledì 25 maggio 2011
IFL Magazine su Raisport1 - attenzione!
La puntata di domani, giovedì 26 maggio, è prevista per le ore 18.47. Precise... :-)
L'analisi filmata di quattro partite: Rhinos-Giants, Warriors-Elephants, Seamen-Dolphins e Panthers-Marines (nella foto di Manuela Pellegrini, Alessandro Canali tenuto per la maglia da Simone Moroni).
L'analisi filmata di quattro partite: Rhinos-Giants, Warriors-Elephants, Seamen-Dolphins e Panthers-Marines (nella foto di Manuela Pellegrini, Alessandro Canali tenuto per la maglia da Simone Moroni).
Pistole e indiani. Finti
Pubblicato sul sito di Raisport.
La Banneker High School è un liceo di buona reputazione situato a College Park, sobborgo meridionale di Atlanta, ma non tutto quel che vi avviene risponde a corretti criteri educativi. Un matto può esserci ovunque e può superare ovunque i test di ammissione… e stiamo parlando dei professori, non degli studenti.
Professori cui sono equiparati, anche se con forme e livelli diversi, allenatori e assistenti delle squadre di football, basket e baseball. L'altra settimana un membro dello staff del football, il 36enne Kevin Pope, è stato cacciato per avere cercato di esortare un giocatore-studente ad applicarsi di più sui libri con un metodo non innovativo e certo non troppo ortodosso: puntandogli contro una pistola ad aria compressa, di quelle che sparano pallini innocui ma paiono armi a tutti gli effetti.
Arrestato, Pope è stato allontanato dalla scuola con questa macchia sul curriculum, ma il curioso episodio non può che portare con la memoria ad altri tentativi farseschi di far coraggio ad una squadra. Gli esempi sarebbero tantissimi, ma uno in particolare può far crollare dal ridere. Si verificò nel mondo del football liceale del Texas, un mondo dove l'attenzione è strenua: si noterà nella foto la quantità di pubblico al Cowboys Stadium per la finale di categoria AAAA del 2010 tra la Lake Travis e la Ryan. Ebbene, nel 1975 il coach della Abilene High School, Bill Shipman, chiese a un tizio che vestito da pellerossa faceva la mascotte di un college di arrivare improvvisamente all'allenamento, piantare la lancia nel palo della porta e scomparire, sempre a cavallo, come se fosse lo spirito "indiano" Aquilla che Shipman aveva spesso evocato con i suoi.
Era la settimana del "derby" con la Cooper High School e il coach voleva caricare i giocatori. Solo che la mascotte non arrivò mai, sebbene Shipman avesse protratto l'allenamento fino quasi al tramonto. Tornato a casa deluso, accese il televisore e vide sul notiziario locale un'intervista al coach della Cooper, insomma il coach rivale: che al cronista disse «lei non ha idea di quel che è successo oggi al nostro allenamento. È entrato in campo un indiano a cavallo e…». Sì, si è già capito: la mascotte aveva eseguito il suo compito, ma aveva sbagliato campo!
L'assurda vicenda di un coach di football porta alla mente altre tattiche bizzarre per caricare squadre o giocatori
Professori cui sono equiparati, anche se con forme e livelli diversi, allenatori e assistenti delle squadre di football, basket e baseball. L'altra settimana un membro dello staff del football, il 36enne Kevin Pope, è stato cacciato per avere cercato di esortare un giocatore-studente ad applicarsi di più sui libri con un metodo non innovativo e certo non troppo ortodosso: puntandogli contro una pistola ad aria compressa, di quelle che sparano pallini innocui ma paiono armi a tutti gli effetti.
Arrestato, Pope è stato allontanato dalla scuola con questa macchia sul curriculum, ma il curioso episodio non può che portare con la memoria ad altri tentativi farseschi di far coraggio ad una squadra. Gli esempi sarebbero tantissimi, ma uno in particolare può far crollare dal ridere. Si verificò nel mondo del football liceale del Texas, un mondo dove l'attenzione è strenua: si noterà nella foto la quantità di pubblico al Cowboys Stadium per la finale di categoria AAAA del 2010 tra la Lake Travis e la Ryan. Ebbene, nel 1975 il coach della Abilene High School, Bill Shipman, chiese a un tizio che vestito da pellerossa faceva la mascotte di un college di arrivare improvvisamente all'allenamento, piantare la lancia nel palo della porta e scomparire, sempre a cavallo, come se fosse lo spirito "indiano" Aquilla che Shipman aveva spesso evocato con i suoi.
Era la settimana del "derby" con la Cooper High School e il coach voleva caricare i giocatori. Solo che la mascotte non arrivò mai, sebbene Shipman avesse protratto l'allenamento fino quasi al tramonto. Tornato a casa deluso, accese il televisore e vide sul notiziario locale un'intervista al coach della Cooper, insomma il coach rivale: che al cronista disse «lei non ha idea di quel che è successo oggi al nostro allenamento. È entrato in campo un indiano a cavallo e…». Sì, si è già capito: la mascotte aveva eseguito il suo compito, ma aveva sbagliato campo!
giovedì 19 maggio 2011
IFL Magazine su Raisport1
La puntata di questa sera è prevista per le 22.30. Sintesi di quattro partite: Elephants-Marines, Hogs-Panthers, Warriors-Doves, Giants-Dolphins.
mercoledì 18 maggio 2011
Un pezzo di football sul sito di Raisport
Si parla del Fiesta Bowl e degli scandali che l'hanno colpito.
martedì 17 maggio 2011
Le foto del giorno
Queste sono foto che ho scattato in passato (il running back che intervisto, e che probabilmente sotto quelle lenti a specchio era a occhi sbarrati per la mia capigliatura, è George Rogers dei Washington Redskins, al Super Bowl XII), e che sfruttando un raro momento libero ho potuto scansionare. Ho in previsione di scansionarne altre. Mi è rimasto invece in canna il commento di Warriors-Doves, vista sabato alla Lunetta Gamberini. Scriverlo ora sarebbe patetico, credo. Il giocatore con l'asciugamanino è Mark Jackson dei Denver Broncos, sempre al Super Bowl XII: si tratta di un regalo del ricevitore #80 dei Towers Bologna che gli avevo appena consegnato. La foto a campo largo è quella deL touchdown di Ricky Sanders, 80 yards, nel secondo quarto di quel SB, che come noto i Redskins vinsero 42-10 con 35 punti proprio nel secondo quarto, dopo essere andati sotto 10-0 nel primo. Fu il mio Super Bowl, e credo che nessuno dei cortesi lettori possa biasimarmi se dico che non lo dimenticherò MAI. Era anche la prima volta che andavo negli Stati Uniti: prima volta negli USA e prima volta al Super Bowl. Da rimanerci secchi.
mercoledì 11 maggio 2011
martedì 10 maggio 2011
lunedì 9 maggio 2011
sabato 7 maggio 2011
Le foto del giorno
Ho un archivio di migliaia di foto di football scattate negli ultimi 25 anni, ai vari Super Bowl e anche in Italia. Sono lì che prendono polvere - quelle stampate, anteriori all'era digitale - o giacciono dormienti in cartelle sul computer. Da oggi, con frequenza assolutamente e totalmente casuale, ne pubblico qualcuna, giusto per utilizzarle. Si tratta unicamente di foto da me scattate, dunque sono a posto anche con la coscienza, visto che non le sottraggo a nessuno. Queste sono dell'ultimo Super Bowl. Altre le trovate qui.
giovedì 5 maggio 2011
IFL Magazine su Raisport1 - attenzione!
Mi dicono che il programma non è andato in onda alle 22.30. Mi sono informato: andrà dopo il tg, alle 23.45.
IFL Magazine su Raisport1
Questa sera alle 22.30. La sintesi di Dolphins-Rhinos, Seamen-Hogs e Warriors-Panthers. Senza fiato come al solito, visto il numero di azioni da commentare in nemmeno 27' di trasmissione... :-)
mercoledì 4 maggio 2011
Raisport: i Bears e George Halas
http://www.raisport.rai.it/dl/raisport/speciali/Articoli/ContentItem-6ffac316-6e51-4913-b6bf-e568951b426b.html
lunedì 2 maggio 2011
Rassegna stampa. Con 26 anni di ritardo
Ebbene sì. Due articoli del 1985. Il secondo, come si nota, è dell'1 maggio 1985, dunque quasi esattamente 26 anni fa. Stupore, forse. Imbarazzo, certo. Sfacciataggine nostalgica nel pubblicare, da parte del titolare del sito, ancora più palese. Libero dunque, chi legge, di farsi una risata, guardando soprattutto ai punteggi delle due partite qui maggiormente sotto attenzione. Un totale di 0-58...
Warriors-Panthers, un resoconto
E allora è il mattino dopo delle conferme e delle riflessioni, per chi si alza dal letto con qualche dolore nuovo e per chi, più comodamente, giudica e manda senza nemmeno cingersi con la coda del senno di poi. I Warriors Bologna hanno battuto i Panthers Parma 34-23 e sono ancora imbattuti dopo cinque partite, oltre che virtualmente ai playoff, con un mese di regular season ancora da giocare. I Panthers sono 3-2 e alla terza sconfitta dell'anno, se si aggiunge quella, molto onorevole, in Eurobowl sabato 23 aprile. Troppe, per chi sia campione in carica, anche se non c'è stato nulla da eccepire su alcuna di esse e la situazione playoff non è compromessa. Parma ha certamente accusato il peso delle sole cinque azioni offensive giocate nel primo quarto: al primo possesso tre giochi e punt, il secondo è arrivato solo a pochi secondi dal cambio di campo perché i Warriors, dopo avere segnato il 7-0 con una grande ricezione di 15 yards di Mattia Parlangeli su un 4° e 5, avevano ricoperto il kickoff successivo, che aveva avuto tutta l'aria di uno squib kick (calcio potente e rimbalzante volto a rendere difficile il ritorno) finito casualmente addosso ad un giocatore della prima linea dei Panthers e recuperato dai bolognesi. I Warriors erano andati sul 14-0 segnando ancora su lancio su un 4° tentativo (e 6 yards da conquistare), stavolta dalle 19: ancora una volta grande pressione della linea di Parma sul quarterback Eric Marty, che però era lestissimo a lanciare a Walter Peoples un attimo prima di subire il contatto. I Panthers, per cui Jaycen Taylor (o Spears, come risulta dal roster) ha avuto alcune corse molto efficaci con cambi di direzione e accelerazioni che hanno ricordato il suo fresco passato nella Big Ten Conference, hanno avuto un maggior possesso di palla nel 2° quarto, ma né il field goal da 22 yards di Andrea Vergazzoli né l'intercetto di Tanyon Bissell (a proposito: cornerback fissi i due americani, non è più un caso, evidentemente) nel successivo drive bolognese li hanno sbloccati, e i Warriors hanno potuto riallungare sul 21-3 con un td di Jordan Scott su ricezione corta dopo che lo stesso Scott con due eccellenti corse aveva mangiato metà del campo, in un drive partito dalle 44 di Parma dopo un punt. Diversissimo il terzo quarto, nel quale evidentemente per Parma c'è stata l'onda lunga positiva del td di chiusura primo tempo, 8 yards di ricezione in end zone per Tommaso Finadri con il calcio di Vergazzoli: sul possesso iniziale di palla i Panthers per due volte lanciavano molto bene su Bissell, e nel secondo dei casi era una fade del Qb Tommaso Monardi, ovvero il lancio fatto partire immediatamente dopo lo snap e diretto verso l'angolo lontano della end zone, verso la quale si dirige subito il ricevitore, un tipo di lancio che per un difensore è molto difficile da ostacolare, se viene effettuato con la giusta sensibilità e con palla ad allontanarsi dal difensore stesso. Era il momento migliore di Parma perché nel successivo possesso di palla Marty si faceva intercettare da Bissell sulla sua linea laterale sinistra, e Bissell, eccelso con la palla in mano in situazioni di campo aperto, cioé quando c'è spazio per correre, riportava la palla in end zone 64 yards più avanti, per l'unico e ultimo vantaggio ospite sul 23-21. Durato fino al primo drive dell'ultimo quarto, nel quale Marty ha dimostrato di avere mantenuto la lucidità nonostante il compito gravoso di essere contestualmente Qb e offensive coordinator e la fatica del volo andata-ritorno in patria sostenuto in settimana (era ritornato a Bologna giovedì) a causa di un lutto familiare: con la palla sulle 33 dei Panthers, infatti, Marty è andato a schierarsi come ricevitore dal lato sinistro, assieme a due compagni tra cui Peoples, mentre dietro al centro Stefano Chiappini c'era solo, a qualche yard di distanza, Scott. Classica impostazione Wildcat, con snap direttamente ad un running back che poi sceglie se correre o lanciare. E se invece corre lateralmente per poche yards poi consegna a Marty che viene verso di lui, prende il pallone e lo lancia in end zone per Peoples, che nel frattempo ha attraversato il campo diagonalmente? Succede che la difesa non reagisce in tempo e quando lo fa non riesce a intervenire. Calcio di Matteo Guerra e nuovo vantaggio dei Warriors, 28-23, a 9'05" dal termine. Ovvero con tanti minuti ancora da giocare, ma qui i Panthers hanno rimesso in mostra la poca precisione del primo quarto, nonostante l'artificio di ricorrere in un paio di occasioni ad una loro versione della Wildcat con Taylor e Bissell. Curioso e dannoso poi, perlomeno questa l'impressione dalla tribuna, che sul punt di Vergazzoli dopo l'ennesima buon drive della difesa dei Warriors, ben preparata e dotata di due diversi "pacchetti" a seconda della situazione di gioco, la palla sia stata lasciata rimbalzare più volte nei pressi della goal line bolognese senza che nessuno degli ospiti la toccasse. Permettendo che rotolasse in end zone, i Panthers hanno concesso ai Warriors la possibilità di riprendere il drive dalla linea delle 20 anziché da quella delle 2 o 3. E forse quella distrazione è stata tutto quel che serviva a Marty: per tre volte infatti i bolognesi hanno chiuso il down al 3° tentativo, prima con una corsa di Scott poi con uno screen pass e infine con un Qb sneak, ovvero l'azione in cui il quarterback si getta in avanti un istante dopo avere ricevuto lo snap. Tenuto vivo il drive e mangiati minuti preziosi, i Warriors hanno poi chiuso la partita con un td ancora di Parlangeli, 29 yards di lancio dalle mani di Marty. Che a fine partita, in campo, mentre iniziava un diluvio, ha fatto con noi alcune considerazioni: «Parma è una bella squadra e ha cercato subito di mettere molta pressione su di me. Io ero curioso di capire come avremmo reagito alle avversità, specialmente nel terzo quarto quando loro sembravano avere preso il ritmo giusto. Non sono contento degli intercetti. Sul primo un mio compagno era libero ed io ho cercato di non lanciargliela troppo difficile ma così facendo ho lanciato corto, sul secondo Bissell ha deciso in anticipo cosa fare ed ha indovinato la mossa giusta. Siamo 5-0 ma dobbiamo restare lì con la testa, non abbiamo ancora vinto niente». Su Twitter, nelle ore successive alla gara, Marty ammetteva di avere giocato la sua peggiore partita stagionale sottolineando però la forza della sua squadra, poi ricordava che quello di Bissell era il primo intercetto ritornato in touchdown nella sua carriera europea. Ma come ogni buon Qb deve mettersi tutto alle spalle, e lo sa. (nella bella foto di Manuela Pellegrini, linea d'attacco dei Panthers, con il tackle di sinistra 79 Tommaso Antonetti in primo piano e dietro di lui la guardia Lino Maschi e il centro Matteo Ferrari, contro la linea difensiva dei Warriors, il cui primo giocatore è Simone Bernardoni. Il faccia a faccia tra le linee è, giudizio personale, uno degli aspetti più esaltanti del football)
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