lunedì 23 luglio 2012
Jerry Kramer, Hall of Famer!
Chi conosce l'autore di questo articolo sa del suo scarso amore per premi, riconoscimenti individuali, trofei, commemorazioni. Alla stessa maniera, non ho mai capito tutta questa necessità di creare delle Hall of Fame: che Ron Wood, fortissimo, sia dentro solo perché ha avuto migliore stampa - e dunque migliori appoggi tra i votanti, persone di massima conoscenza sportiva ma, in quanto esseri umani, suscettibili di simpatie o antipatie - rispetto a Gary Truzzo è assurdo, così come ritengo poco dignitoso che si stabilisca una staccionata tra grandi giocatori, cui magari è mancato qualcosina per cause non dipendenti dal loro talento o bravura, e altri che a parità di classe hanno solo avuto compagni di squadra migliori.
Fatta questa premessa, l'opinione di chi scrive conta zero ed è appunto solo un'opinione, che non sarebbe corretto né dignitoso far digerire a chi invece è al centro delle cose e a un posto nella Hall of Fame ambisce. Un po' il discorso che si può fare - su un piano decisamente meno nobile - per l'All-Star Game NBA: c'è gente che smania per andarci pur sapendo benissimo che entrarci per votazione dei tifosi indica solo essere più popolari, non necessariamente migliori, di altri, ma chi siamo noi per far capire loro che è tutta scena, tutta propaganda, tutto spettacolo. L'Hall of Fame no, se non altro non ha questi difetti di vacuità. Qualunque cosa ne pensiamo, non abbiamo il diritto di negare appoggio a chi voglia entrarci, specialmente se ha fatto la storia.
E Jerry Kramer, guardia destra dei Green Bay Packers dal 1958 al 1968, vorrebbe farne parte.
Per cui American Bowl, nella sua infinita miseria e ignoranza, appoggia la campagna di Alicia Kramer per l'elezione del padre. Guardia destra, dunque elemento fondamentale della celebre Lombardi sweep, lo schema di corsa che prevedeva l'uscita in pull di entrambe le guardie (l'altra era Fuzzy Thurston) ad aprire la strada al running back, mentre tutti gli altri bloccavano verso l'interno, in modo da creare superiorità numerica e fisica sull'esterno, e stava poi al running back stesso interpretare la situazione, infilandosi nel miglior buco creatosi.
Schema utilizzato con efficacia anche in Italia, agli albori del football, anche se più spesso dopo un pitch (o toss), cioé pallone dato dal qb al rb con un passaggio "da sotto" di 2/3 yard, non consegnato in hand-off, e in giro ci sono ancora cornerback (uno di sicuro) ancora terrorizzati alla vista di quei due uomini di linea che spuntavano quasi indisturbati da dietro l'angolo, ad aprire la strada al portatore di palla.
Ora, la Lombardi Sweep - curiosamente nata altrove, quando il suo creatore ed eponimo Vince Lombardi era offensive coordinator dei New York Giants - contribuì in maniera cruciale alla conquista da parte dei Packers di 5 titoli NFL (1961, 1962, 1965-67) e dei primi due Super Bowl, ma dei suoi interpreti fondamentali Paul Hornung (running back, 1956-62 e 1964-66), Jim Taylor (fullback, 1958-66), Forrest Gregg (tackle, 1958-70), Jim Ringo (il centro, ma solo dal 1958 al 1963) e, se vogliamo, Bart Starr (qb, 1956-71) sono nella Hall of Fame (assieme a 5 membri della difesa e al coach, ovviamente), gli altri no.
Legittimo dunque che Alicia Kramer, al di là dell'ovvio conflitto di interesse ammesso nella pagina di apertura del suo sito (http://www.jerrykramer4hof.com), porti avanti una campagna volta a fare sì che il padre, ora 76enne, venga finalmente votato nella Hall of Fame, dopo dieci infruttuose - ehm - nomination tra i finalisti. Ora, con saggezza, Alicia non chiede che i sostenitori della sua iniziativa scrivano o inviino tweet ai votanti: da che mondo e mondo, inviare a persone adulte suggerimenti su quel che debbano fare (o leggere, o ascoltare, argomento al quale sono particolarmente sensibile, irritato come sono da chiunque si comporti così con il sottoscritto) è maleducato e rischia di avere l'effetto opposto, cioé generare antipatia e avversione. Per cui Alicia, pur inserendo ugualmente l'identificativo Twitter dei votanti, chiede perlopiù che si crei un passaparola solido, convinto, magari concretizzato nell'invio di cartoline alla sede della Hall of Fame
(Pro Football Hall of Fame
Attn: Nominations
2121 George Halas Drive N.W.
Canton, OH 44708
USA)
con il testo "I would like to nominate Jerry Kramer for induction into the Pro Football Hall of Fame" e una firma leggibile, e di impatto ancora maggiore se accompagnata dall'indicazione della località (non indirizzo, per privacy) da cui proviene.
Ecco tutto. Chi vuole, dia una mano. A noi, a me, della Hall of Fame frega poco, e la stima per Jerry Kramer resta invariata che venga votato o meno, ma per la famiglia conta molto. E sono perfettamente conscio, per obiettività, del fatto che questa medesima campagna collide con quanto illustrato all'inizio: rischia cioé di far sbilanciare i voti verso un ex giocatore che ha appoggi, anche se nati dal basso e non imposti dall'alto, che altri non hanno. Ma non si può dire che Kramer non meriti, secondo la prospettiva americana. Questo proprio no: è l'unico che non sia nella Hall of Fame, tra i giocatori votati (ok, anche qui si torna al mio scetticismo su certe votazioni...) nella squadra ideale dei primi 50 anni di NFL.
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